“Il Museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, istruzione e diletto”… Questa è la definizione di un’istituzione, nata tra 700 e 800, data dall’ICOM, vale a dire International Council of Museums.
Ho iniziato a riflette su che cosa sia il Museo dopo la prima lezione di museologia, o storia del museo; sembra una risposta banale la domanda “Che cos’è un museo”, ma ti accorgi poi che in realtà non è così.
Il Museo espone una collezione, più collezioni, espone pezzi di vita e di storia dell’umanità intera, racconta una storia contemporanea, una storia passata da più o meno tempo, racconta della nascita del mondo, dell’uomo, di tutto ciò che di fisico esiste al mondo, ma anche nell’Universo.
Questo cosiddetto “luogo” quindi, deve saper raccontare, narrare, una storia, con i tanti linguaggi oggi disponibili: un racconto fatto quindi da elementi multimediali ed informatici, ma anche da audio, da esperienze tattili e poi dal più classico linguaggio visivo attraverso oggetti, sculture, dipinti, fotografie.
Resta il fatto che, per me, il museo deve parlare al suo pubblico perché se non comunica, viene meno alla sua funzione principale; immaginate di andare in un museo che non mostra nulla… sconcertante no?
Oppure possiamo leggere il silenzio e l’assenza di narrazione come un contenuto esso stesso?
Può un’arte (pensando inevitabilmente a quella contemporanea o post-contemporanea) comunicare il vuoto, il silenzio, l’assenza? Se è fatto consapevolmente credo di sì, perché può rappresentare una mancanza, un vuoto che è presente oggi nella società…
Applichiamo questo pensiero alla realtà: “Attese” di Lucio Fontana… Tela bianca (il colore può essere strumento di comunicazione) con un taglio netto… apparentemente non comunica nulla… e se quel nulla da un punto di vista figurativo fosse proprio un’assenza di contenuto consapevole? L’artista potrebbe comunicare un’assenza di ispirazione, un’assenza di contenuto, un linguaggio che oggi non vale più… La cultura figurativa potrebbe aver finito la sua carriera, forse il taglio della tela significa che dobbiamo abbandonare il figurativismo e la tela stessa in favore ad altri supporti e linguaggi?
Riflessioni che lascio anche a tutti coloro che le leggeranno..
Sta di fatto che il Museo ci pone dinnanzi a grandi interrogativi e racconta le epoche… racconta di pittori, degli artisti, della natura, della società nella sua interezza, dell’uomo…
Immaginare un mondo senza musei non è possibile perché verrebbe meno una parte fondamentale di noi, la nostra storia, il nostro diletto, le nostre tradizioni e radici…
Il museo quindi diventa anche un ricordo e questo ricordo va conservato, mantenuto, curato, coccolato, reso accessibile a tutti… Il museo è nostro da questo punto di vista… non voglio parlare dell’aspetto economico (le tasse come modo di contribuire alla cultura, il che rende il museo di fatto nostro), ma proprio del fatto che raccontando la nostra storia, noi dobbiamo sentirci parte integrante del racconto e siamo anche noi, oggi, a dover contribuire alla continuità della storia…